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Il contratto prematrimoniale è un accordo stipulato tra i futuri coniugi prima della celebrazione del matrimonio, con lo scopo di disciplinare anticipatamente aspetti patrimoniali e non, che potranno influenzare la loro unione o eventuale separazione. Nonostante sia uno strumento ampiamente diffuso in alcuni paesi, soprattutto di common law come gli Stati Uniti e il Regno Unito, la sua applicabilità nel sistema giuridico italiano è ancora oggetto di dibattito e riserva molte perplessità, sia sul piano giuridico che sociale.

DISCIPLINA DEI RAPPORTI PATRIMONIALI TRA I CONIUGI NEL SISTEMA ITALIANO

In Italia, il regime patrimoniale tra i coniugi è regolato principalmente dal Codice Civile, che prevede la possibilità di scelta tra due regimi: la comunione legale e la separazione dei beni. Tuttavia, i futuri sposi possono anche stipulare convenzioni matrimoniali (art. 162 c.c.), che consentono loro di personalizzare i propri rapporti patrimoniali, a condizione che non contrastino con le norme imperative e con i principi di ordine pubblico.
A differenza di quanto accade in altri paesi, dove i contratti prematrimoniali sono ampiamente riconosciuti e possono comprendere clausole molto dettagliate su aspetti come la divisione dei beni, il mantenimento o persino l’affidamento dei figli in caso di divorzio, in Italia tali accordi sono generalmente visti con scetticismo. Le ragioni di questa riluttanza risiedono nella percezione che il matrimonio sia un’istituzione di rilevanza pubblica, la cui disciplina non può essere completamente demandata alla volontà privata delle parti.

 

LIMITI DI VALIDITÀ DEL CONTRATTO PREMATRIMONIALE IN ITALIA

Il contratto prematrimoniale, inteso come accordo che prevede disposizioni relative agli effetti del futuro matrimonio o della sua eventuale fine, non ha un riconoscimento esplicito nel sistema giuridico italiano. La giurisprudenza italiana, infatti, ha più volte stabilito che tali accordi non sono vincolanti se regolano aspetti che competono esclusivamente al giudice o che riguardano diritti indisponibili. È il caso, ad esempio, delle clausole relative all’affidamento dei figli o alla determinazione dell’assegno di mantenimento in caso di separazione o divorzio. Tali questioni non possono essere oggetto di trattativa preventiva tra le parti, poiché la legge tutela l’interesse superiore dei minori e prevede che un giudice verifichi le condizioni concrete del caso specifico.
Un altro limite riguarda le clausole che stabiliscono penalità in caso di tradimento o comportamenti coniugali scorretti. La Corte di Cassazione ha più volte ribadito che tali previsioni sono contrarie all’ordine pubblico, in quanto non è possibile imporre obblighi comportamentali che invadono la sfera della libertà personale.

 

POSSIBILI AMBITI DI APPLICAZIONE DEL CONTRATTO PREMATRIMONIALE

Nonostante i numerosi limiti, esistono tuttavia alcune aree in cui un contratto prematrimoniale potrebbe trovare una certa applicazione nel contesto italiano, purché sia conforme alle norme vigenti. Uno degli ambiti principali è la regolamentazione patrimoniale tra i coniugi. Se l’accordo si limita a disciplinare la divisione dei beni acquisiti durante il matrimonio, senza violare norme imperative, potrebbe essere considerato valido. Ad esempio, i coniugi possono decidere di derogare al regime legale di comunione dei beni e optare per una separazione patrimoniale personalizzata, stabilendo in anticipo quali beni rimarranno di proprietà esclusiva di ciascuno o come verranno suddivisi i profitti di eventuali attività imprenditoriali.
Inoltre, i contratti prematrimoniali potrebbero essere utilizzati per tutelare il patrimonio di uno o di entrambi i coniugi da eventuali rivendicazioni future. Ciò potrebbe risultare particolarmente utile nel caso in cui uno dei futuri sposi sia titolare di un’impresa o di un ingente patrimonio familiare.

 

PROSPETTIVE FUTURE: VERSO UN RICONOSCIMENTO NORMATIVO DEL CONTRATTO PREMATRIMONIALE?

Negli ultimi anni, si è acceso un dibattito nel panorama giuridico italiano riguardo alla necessità di una maggiore apertura verso il riconoscimento del contratto prematrimoniale. Alcuni studiosi e giuristi ritengono che la possibilità di regolare anticipatamente i rapporti patrimoniali tra i coniugi potrebbe ridurre il contenzioso legato alle separazioni e ai divorzi, evitando lunghe e costose cause in tribunale.
Le proposte di riforma, tuttavia, incontrano resistenze da parte di chi teme che una maggiore privatizzazione del matrimonio possa svuotare di significato l’istituzione stessa, riducendola a una mera contrattazione patrimoniale. La sfida consiste nel trovare un equilibrio tra la libertà contrattuale dei coniugi e la tutela degli interessi familiari e sociali che il matrimonio tradizionalmente rappresenta.

 

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