RAGIONEVOLE DUBBIO: DI COSA SI TRATTA?
Ai sensi dell’art. 533 c.p. il giudice pronuncia sentenza di condanna se l’imputato risulta colpevole del reato che gli viene contestato, al di là di ogni ragionevole dubbio.
Il riferimento al ragionevole dubbio è stato inserito con la legge n. 46/2006, che stabilisce la necessità di un alto grado di probabilità di colpevolezza dell’imputato, non ritenendo sufficiente un minimo dubbio di colpevolezza per poter arrivare al pronunciamento di una sentenza di condanna.
Come noto, il giudice ha il potere di applicare la pena discrezionalmente, indicando i motivi che giustificano l’utilizzo del potere discrezionale.
Tuttavia, il principio dell’oltre ogni ragionevole dubbio rappresenta un limite alla libertà di convincimento del giudice, per evitare che la decisione finale del procedimento venga presa in base ad apprezzamenti meramente soggettivi del giudice.
COSA PREVEDONO IL CODICE E LA GIURISPRUDENZA
Il codice di procedura penale stabilisce quali sono i casi in cui il giudice è tenuto ad assolvere l’imputato.
In particolar modo all’art. 530 comma 2 c.p.p. è previsto che il giudice pronunci sentenza di assoluzione quando manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova che il fatto sussiste, o che l’imputato lo abbia commesso, o, ancora, che costituisca reato.
Per quanto riguarda l’ipotesi di mancanza, o di insufficienza o ancora contraddittorietà della sussistenza del fatto, la sentenza di condanna dunque può essere pronunciata ogni qualvolta i dati probatori acquisiti lascino fuori solamente delle ricostruzioni alternative costituenti eventualità remote, la cui effettiva realizzazione in concreto risulti priva del benché minimo riscontro nelle emergenze processuali, ponendosi al di fuori dell’ordine naturale delle cose e della normale razionalità umana (cosi Cass. pen. n 1282/2018, 48541/2018). Ciò significa dunque che qualora venga fornita una ricostruzione dei fatti alternativa da parte della difesa, è necessario che siano individuati gli elementi di conferma dell’ipotesi accusatoria e sia motivatamente esclusa la plausibilità della tesi difensiva (Cass. pen. 10093/2018).
Non si potrà dunque giungere a una sentenza di condanna quando la debolezza degli elementi probatori, combinata con l’indiscussa presenza di elementi idonei a sostenere un’ipotesi alternativa plausibile, non escluda una diversa ipotesi fattuale, con conseguente manifesta illogicità del discorso giustificativo posto a fondamento della decisione del Giudice in caso di sentenza di condanna (Cass pen. 13155/2020).
SENTENZA DI CONDANNA OLTRE OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO
Il giudice dunque dovrà infine fornire una motivazione adeguata della propria decisione, valutando tutto il materiale probatorio, in considerazione del contributo critico offerto dalla difesa, dando quindi conto dei motivi per cui è possibile nel caso di specie superare il ragionevole dubbio.
In caso contrario, il Giudice sarà tenuto ad assolvere l’imputato ex art. 530 comma 2 c.p.p.
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Foto Agenzia Liverani